Difendere l’Articolo 32 della nostra Costituzione è una delle azioni più significative e nobili che possono essere compiute.
Difendere il Principio per cui, nell’interesse della collettività, ogni individuo ha diritto di accedere alle cure, gratuitamente e senza differenza di opportunità, è anche difendere tra i nostri valori quelli che ci sono più cari.
La salute non è merce e le persone non sono merce.
Essere qui tutti insieme oggi, cittadini, Associazioni e Comitati, Ordini professionali e Sindacati, è significativo e quanto mai necessario.
Anno dopo anno infatti, assistiamo ad un progressivo crollo dei servizi pubblici fondamentali.
Lo vediamo e lo viviamo.
Il Sistema Sanitario Nazionale è sotto assedio. Gli operatori sanitari sono sotto assedio. E anche in altri comparti della società non se la passano molto meglio.
Certo che ci sono le Eccellenze. Ci mancherebbe.
Ma perché non dovrebbe eccellere tutto?
Le Infermiere e gli Infermieri, le Infermiere Pediatriche e gli Infermieri Pediatrici, sono ogni giorno testimoni di quanto sia sempre più difficile soddisfare pienamente il diritto di cui ciascuno dovrebbe fruire: ricevere cure sempre adeguate alle proprie necessità.
Così come misurano, nelle loro esperienze, come venga progressivamente negato il diritto a quell’istruzione e a quell’educazione e magari anche a quella informazione, necessaria affinché le persone assistite, i care giver, i parenti e tutti in generale, adottino comportamenti ragionevoli e sempre rispettosi nei confronti degli operatori sanitari, anziché, come purtroppo troppo sovente capita, prepotenti e violenti.
Il riferimento agli inaccettabili fatti di violenza contro gli operatori sanitari mi è d’obbligo.
Ebbene basta. Se le legittime aspettative di accoglienza, di assistenza e di esito non sono soddisfatte, la frustrazione dell’utenza non può e non deve essere sfogata su chi è lì in prima linea a tentare di fare un qualcosa, che sempre meno è messo in condizione di fare.
Oggi però non vengo a riportare le istanze della componente infermieristica, vengo piuttosto a testimoniare e rinnovare il patto che le professioni infermieristiche hanno, per credo deontologico, assunto con i cittadini.
Noi ci siamo impegnati a curarvi e prenderci cura di Voi.
Ed è proprio per questo Impegno, che è una Promessa, che le Professioni Infermieristiche, quella dell’Infermiere e quella dell’Infermiere Pediatrico, sono doppiamente portatrici di interessi nella difesa dell’Articolo 32 della nostra Costituzione: lo sono una volta come cittadini a loro volta utenti, e lo sono, una seconda volta, come parte fondamentale del mezzo attraverso il quale il Diritto universale alle cure è realizzato.
La progressiva, a volte spregiudicata, contrazione delle risorse dedicate al Sistema Sanitario Nazionale, quello Pubblico intendo, stanno mettendo in ginocchio quello che era un fiore all’occhiello italiano agli occhi del mondo.
La generalizzata riduzione dei posti letto; la carenza di personale sanitario e il peggioramento del rapporto numerico tra curanti e curati; la crescente difficoltà ad accedere ad una visita specialistica o ad un esame diagnostico o ad una prestazione assistenziale; aziende sanitarie, sempre più fabbriche di servizi di salute, obbligate a rispondere alla logica del bilancio prima ancora che a quella degli effetti del suo agire stanno creando una frattura sempre più profonda nella nostra società.
Da una parte chi può e dall’altra chi non può. Da una parte chi si gongola e dall’altra chi si dispera.
Anche sul tema del personale, siamo alle soglie di una vera emergenza nazionale.
Mancano migliaia di Infermieri sul nostro territorio, decine di migliaia nel nostro Paese.
Mancano infermieri nel Sistema Sanitario Nazionale non perché questi siano a casa disoccupati. Mancano infermieri soprattutto perché ci sono sempre meno infermieri disponibili sul mercato. Mancano e mancheranno sempre più infermieri perché i ragazzi non si iscrivono più ai corsi di laurea in infermieristica e quasi neanche vengono più coperti i posti disponibili messi a disposizione dalle Università.
La svalorizzazione delle professioni sanitarie, le difficilissime condizioni di lavoro che impediscono agli infermieri di agire appieno il proprio mandato deontologico e professionale, gli altissimi livelli di responsabilità che si contrappongono ad uno scarsissimo riconoscimento economico nel Sistema Sanitario Nazionale, ne sono la principale causa.
Non solo non formiamo e non formeremo nuovi infermieri in numero sufficiente alle esigenze.
Ci troviamo oramai di fronte ad una inversione di tendenza. Gli infermieri (e con loro i medici e tutti gli altri professionisti sanitari) si licenziano dal Pubblico attratti da un Privato sempre più competitivo. Alimentando così un circolo vizioso che sempre meno opportunità lascia al Pubblico e che sempre più forza conferisce al Privato.
Come lo Stato affronta l’emergenza della carenza di personale?
Bisognerebbe investire sul benessere, sulla qualità e sulla valorizzazione del personale del Servizio Sanitario Nazionale e quindi sull’attrattività delle professioni sanitarie.
Bisognerebbe investire e alimentare virtuosismi che mirino ad affermare il ruolo del Servizio Pubblico e l’appartenenza al Servizio Pubblico quale elemento di valore della nostra società.
Purtroppo non riusciamo ad apprezzare interventi di questo tenore.
Oggi lo Stato risponde alla carenza di infermieri ampliando le maglie delle regole, riducendo le garanzie di qualità e di sicurezza e consentendo, attraverso un mero atto amministrativo di un Ufficio Regionale, la possibilità di esercitare la professione di infermiere a persone con titoli conseguiti all’estero, che i requisiti per esercitare la Professione sanitaria qui in Italia non li hanno e non potrebbero averli mai.
L’Ordine è un Ente Pubblico sussidiario dello Stato, non possiamo che rispettare la Legge e promuoverne il rispetto. Tuttavia nel nostro ruolo di garanzia della salute pubblica e individuale, non possiamo esimerci dall’esprimere la nostra più profonda preoccupazione per gli effetti di salute sulle persone bisognose di cura. E perché no, anche tutto il nostro disappunto.
Partecipiamo con convinzione a questa iniziativa di Piazza, nel pieno rispetto del nostro mandato deontologico.
Il Sistema Sanitario Nazionale va difeso e sostenuto.
L’accessibilità, la qualità e la sicurezza delle cure va difesa e sostenuta. È una questione di prospettiva e di civiltà.
Difendere il Sistema Sanitario Nazionale è difendere la nostra salute ed è difendere la nostra società.
Difendere tutto questo fianco a fianco con i cittadini, con i malati, con le organizzazioni e con tutti gli altri soggetti che operano in Sanità è per le Professioni Infermieristiche un grande onore, ma anche una questione di valore e di responsabilità.
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